domenica 25 novembre 2012

yeeeeeeeaaaaaaaaah ooooooooh I'm still alive

Come direbbe Eddie Vedder, sono ancora viva.
Il motivo per cui non scrivo più da qualche mese è dovuto principalmente a un vero e proprio incidente di percorso: l'imminente raggiungimento della laurea triennale.
Lo so che sembra una giustificazione del cavolo attribuire un'assenza di più di 3 mesi a una sola, misera, insignificante tesi di laurea. Ebbene mi preme informare i miei 4 lettori (che tra l'altro mi conoscono e già sanno perfettamente tutto ciò che sto per scrivere) che per potermi laureare questo dicembre ho dovuto attraversare uno per uno, tutti i gironi dell'inferno, roba che al confronto Dante me spiccia casa, e che dunque sono stata un po' distratta ed allontanata da tutto ciò che concerne il blog.
Senza considerare che studiare fino a farsi sanguinare gli occhi ogni settimana è la principale causa della perdita di voglia di andarsene in giro per enoteche...
Senza considerare che, nonostante a me gli occhi sanguinino ogni giorno, ho comunque voglia di andarmene in giro per enoteche, e non posso farlo perché sono pendolare tra Roma e il posto in cui vivo (che è così brutto ed isolato che andrebbe proposto come meta per esiliare i politici corrotti), e che non è il massimo farsi 30 km di strada dopo aver bevuto un bel bicchierone di vino con il rischio di farsi rimuovere la patente.

Beh, considerato tutto questo però ci sono dei grandi cambiamenti in vista, che ribalteranno del tutto la situazione:
Non mi sono completamente allontanata dal vino. Infatti è da settembre che lavoro alla mia tesi di laurea intitolata, per l'appunto, "La produzione e il consumo del vino nell’antica Roma. Studio e proposte di valorizzazione del parco archeologico di Centocelle."
Tiè.
Scrivere una tesi su un argomento che mi interessa così tanto mi ha davvero stimolata e non sono riuscita a dedicarmi ad altro. 
Ma penso che non sarei riuscita a dedicarmi ad altro nemmeno se non me ne fosse fregato niente. -Infatti preparare la tesi è un lavoro così impegnativo che se penso che nessuno la leggerà e che non riceverò neanche un centesimo indietro per tutte le ore di studio fatte per poter scrivere una trattazione originale sugli usi e consumi del vino nell'antica Roma; lo studio di 3 siti archeologici connessi al tema del vino e le relative proposte di valorizzazione, mi chiedo cosa mi abbia trattenuta dal farmi i cavolacci miei.-
Sproloqui (e scherzi) a parte, di bello non c'è solo questo:
-se tutto va bene, presto incrementerò le mie possibilità di diventare ufficialmente una disoccupata senza speranza alcuna di trovare lavoro immatricolandomi al corso di laurea magistrale di storia dell'arte! Così potrò approfondire di molto le mie attuali conoscenze in quest'ambito che tanto mi appassiona, ed avere molti più argomenti da proporre in questo blog.
-se tutto va bene, presto mi trasferirò a Roma e potrò finalmente andarmene in giro per degustazioni senza particolari pericoli di incappare in un alcol test. Anche perché sotto casa ci sono due enoteche davvero carine! Evvai!

Direi che il mio post di aggiornamento possa concludersi qui, alla fine la mia unica intenzione era quella di dare l'illusione che l'attività di questo blog non fosse definitivamente giunta alla frutta. Non vedo l'ora che il 2012 finisca, insieme alla maledetta triennale e al maledetto pendolarismo!
Ad ulteriore conferma che ci sarà una florida ripresa di attività da queste parti, vi mostro in anteprima il logo del blog che la mia amica Alice ha realizzato per me e che, quando avrò il tempo di capire come fare, infilerò da qualche parte nel template! Alice è così brava che le ho chiesto di realizzare anche alcune illustrazioni per la mia tesi!
Comunque, ecco a voi:

domenica 5 agosto 2012

Marty spumante e Post Cenam, per un mondo tenero rosa.

E' ricca di tenerezza, la storia del Marty spumante di Paolo Baggini, produttore che a me piace tanto.
Dal primo approccio alla lontana che ebbi un paio d'anni fa degustando la sua croatina "fredda" nel 14 Ottobre (che è il nome del vino, non la data in cui l'ho bevuto), mi fece un'impressione davvero positiva, tant'è che non ho potuto perdere la degustazione dedicata al suo intero lavoro che si è tenuta nell'aprile dell'anno scorso. Qui ho scoperto tutti i vini di Olmo Antico, tra cui lo spumeggiante Marty.
Un vino tutto rosa dedicato alla figlia del produttore, Martina: Pinot Meunier, Pinot Nero e Chardonnay, legati insieme in questo spumante, creano un gusto davvero piacevole. Se c'è qualcosa che mi entusiasma in un vino è ritrovare all'assaggio ciò che ho percepito precedentemente al naso, ed è proprio ciò che è successo degustando questo spumante: l'aroma fruttato accompagna la tipica fragranza delle bollicine, con profumi di piccoli frutti rossi, soprattutto di fragoline di bosco e ribes. Tanta freschezza, tanto profumo e tanto rosa (che ve lo dico a fare, il colore è bellissimo! E' un peccato non poter mostrare quel bel rosa tenue ravvivato da tantissime catene di bollicine piccolissime! Basta, questo mese vado in enoteca e lo compro, così lo fotografo!) mi hanno messo allegria. Questo è un vino la cui storia e le cui caratteristiche mi fanno sorridere e che lego con piacere a una piccola opera d'arte che (ancora) in pochi conoscono: Post Cenam. Post Cenam è un EP, una bella canzone, un video, un progetto. Post Cenam è il lavoro di mia sorella Flavia (si, si, si, un articolo su un lavoro di mia sorella, e allora? Io parlo di tutto quel che mi piace, non dei miei parenti: mica Botticelli è mio zio!) al quale ho avuto l'onore di contribuire e partecipare in diversi modi. Se vi capita di ascoltare questa canzone, sappiate che la vocetta in sottofondo e quella specie di fischio strombettato all'inizio del brano sono io! :D
Oltre alla tenerezza e all'allegria, questo spumante e questa canzone hanno una caratteristica comune in particolare: la persistenza. E' possibile che la ragione per cui io non riesca a togliermi dal cervello i suoni e le parole di Post Cenam, risieda nel fatto che l'ho ascoltata in continuazione per circa un mese durante la "progettazione" del video che poi ho realizzato con le mie amiche Sarah ed Eleonora, ma credo ci sia dell'altro. Post Cenam è la dichiarazione di una persona che cerca collaborazione dal proprio "alleato", una persona pronta ad esserci per chi ha bisogno, ma senza la presunzione di ritenersi eroica, speciale,invincibile. Semplicemente una persona presente e responsabile (come, del resto, mia sorella si è sempre dimostrata). Mi permetto una piccola parafrasi di quella che ritengo sia la "frase chiave" di tutto il pezzo: "quando piove mi bagno, spesso mi arrabbio" sta per:"a ciccio, anche a me capitano cose insopportabili, snervanti, irritanti, frustranti e tutto ciò mi sbriciola le nespole" (per cosa stanno le nespole, dovrete parafrasare voi stessi), questo almeno è ciò che ho recepito io, poi chi lo sa a che pensava mia sorella!


Quando i bambini piangeranno cullerò le loro ansie./ Non sono il tuo angelo,/ la neve candida che ti abbraccia./ Sono nella folla/ annaspando nell'acqua del mare,/ Sono nella folla/ seguo i lampioni se c'è la nebbia./
Calibro i miei passi uscita dal nido,/ tasto il terreno per sentirlo sicuro./
Nono sono il tuo angelo,/ la neve candida che ti avvolge./
Non sono la tua barca,/ un porto sicuro dove approdare./
Quando piove mi bagno, spesso mi arrabbio.
Sono nella folla/ annaspando nell'acqua del mare,/ Sono nella folla/ seguo i lampioni se c'è la nebbia.

sabato 4 agosto 2012

D.I.Y. - Essenze per Sommelier

Come per ogni hobby, anche dietro la sommelleria c'è un'industria indaffaratissima a creare gadget, accessori e strumenti del mestiere davvero irresistibili. Almeno per me lo sono.
Quando ho sentito parlare del kit di essenze per sommelier dai miei compagni di corso mi sono detta: "deve essere mio". 

Dopo aver visto il prezzo di questa piccola meraviglia ho fatto questa faccia.
Col senno di poi mi sono resa conto che gli odori di frutta, lievito, burro, crosta di pane, spezie e vegetali vari che si ritrovano nel vino sono sempre stati a mia disposizione tra la credenza e il frigo. Inoltre, avendo la fortuna di vivere in una casa con giardino ho anche l'occasione di poter annusare e memorizzare l'odore dei fiori, già più insoliti di altri tipi di sentori più a portata di mano.
Però quella valigetta così carina, piena di piccole boccette catalogate per tipo di vino o per complessità mi è sempre rimasta qua (immaginatemi mentre mi indico la testa, grazie).

Ebbene, ho deciso di realizzare io stessa il mio personalissimo, inutilissimo (per i motivi descritti sopra) ma sfiziosissimo kit di essenze per sommelier!
Se, come me, siete dei sommelier con delle carenze di magnesio, con tutta probabilità vi ritroverete in casa una confezione come questa:
all'interno della quale troverete 20 boccette* come quella nella foto qui sotto (che tra l'altro è l'ultima che mi è rimasta...)

Una volta consumato il magnesio e buttato il tappo, si ottengono delle bellissime bottigliette in vetro marrone che bisogna solo pulire ed asciugare bene.
Oltre ai contenitori, il materiale necessario per procedere alla realizzazione del kit si compone di:
-tappini di sughero
-etichette adesive
-un pennarello dalla punta fine
-aromi, spezie, fiori reperibili in casa

Per realizzare il proprio kit di essenze per sommelier non bisogna far altro che riempire le bottigliette con "l'ingrediente" scelto, chiuderle con il tappino ed applicare l'etichetta con su scritto il nome dell'essenza contenuta con una bella grafia. Per chi desidera aggiungere un tocco vintage basta applicare sull'etichetta un pò di ombretto beige o marrone con un pennellino insistendo sui bordi per creare un effetto "consumato".

Non ci sono particolari problemi se si vuole imbottigliare un'erba o un fiore fresco, basta procedere come sopra e tenere le bottigliette chiuse in un cassetto o in un punto buio e fresco di casa fino a che il contenuto non si essiccherà completamente.


Buona sniffata!

Ovviamente non occorre assumere il magnesio solo per riutilizzare le bottigliette! Contenitori altrettanto utili e carini sono reperibili in negozi di articoli per la casa o in un più semplice supermercato. Io ho voluto evidenziare l'origine delle mie bottiglie anche per mostrare che è possibile realizzare questa piccola collezione riciclando!

sabato 28 luglio 2012

Botticelli e il Gewürztraminer - Come è nato tutto

Quando ho iniziato il corso da Sommelier, amici e parenti mi proposero (chi più, chi meno scherzosamente) di fare degli abbinamenti fra vino ed opere d'arte, sapendo quanto io sia appassionata di storia dell'arte sin da piccola. 
Lì per lì non ho mai preso troppo sul serio quest'idea, tutto sommato simpatica e divertente, consapevole del fatto che agli inizi della mia avventura enologica non ero nemmeno in grado di abbinare il vino al cibo.
Poi, il 19 gennaio del 2011, in occasione della lezione dedicata all'esame olfattivo, ci viene versato nel bicchiere un vino dorato e denso, che una volta avvicinato al naso mi ha subito fatto pensare a questo:

"La nascita di Venere", il famosissimo dipinto di Sandro Botticelli, realizzato intorno al 1485. Quest'opera è forse quella che meglio rappresenta la filosofia neoplatonica adottata in quegli anni nei circoli culturali del rinascimento, al fine di poter recuperare l'arte e la cultura antiche che la Chiesa non tollerava. Secondo questa filosofia, la bellezza era un mezzo tramite il quale l'uomo poteva elevarsi dall'ambiente materiale a quello spirituale. Quest' idea è magnificamente rappresentata in una tela di 172x278 cm, dove la dea della bellezza si trova al centro di una composizione priva di profondità e di riferimenti prospettici, proprio a suggerire una dimensione sconosciuta bidimensionale, leggera, spirituale appunto, in cui l'uomo è disorientato.
Trovo che quest'opera abbia molto in comune con l'Alto Adige Gewürztraminer Kolbenhof del 2009 di  J. Hofstätter che mi ha meravigliata in quella lezione.

Entrambi hanno il mare, la freschezza, le rose, la morbidezza e la nitidezza.
Nonostante fossi a conoscenza della natura aromatica del Gewürztraminer, non ho potuto fare a meno di sorprendermi quando la docente ci ha invitati ad annusare: 
al primo "respiro" sembra di aver immerso la faccia in un bouquet di rose al punto che quasi si dimentica di avere davanti un bicchiere di vino. E' stato proprio questo odore netto di rosa a farmi associare il vino al dipinto, ricordandomi dei contorni nitidi delle figure al suo interno (oltre che al turbine di rose e fiori attorno a Zefiro e a una ninfa* in volo).
Dopo la scia di rosa, seguono altri profumi freschi e erbacei, di fiori di acacia, pesca bianca, litchi che ben si adattano all'atmosfera fresca suggerita dai colori tenui dell'abito indossato dalla Ora e dal manto che questa porge alla dea, oltre che dalla brezza provocata dal soffio di Zefiro. 
La freschezza dei profumi si ritrova leggermente anche all'assaggio del vino, dove però la sensazione preponderante è la sapidità, che non può non legarsi col paesaggio marino dove si svolge la scena dell'arrivo di Venere alla costa di Cipro.
Infine, la buona consistenza del vino e la morbidezza vellutata che si scopre all'assaggio (tra l'altro, questa è una delle caratteristiche che ho preferito in questo vino) mi fanno pensare al fisico soffice e rotondo della protagonista del dipinto (bei tempi, quelli in cui una grassona impersonava la dea della bellezza, bei tempi...).

Insomma, il mio primo abbinamento tra vino e opera d'arte è stato del tutto casuale, involontario ed immediato grazie alle particolari caratteristiche di questo vino che mi è piaciuto tantissimo e che è entrato a far parte dei miei preferiti, oltre ad aver avviato questo "progetto" un pò bizzarro.


*tutt'ora incerta l'identità della figura che vola al fianco di Zefiro, si suppone possa trattarsi di Aura, Clori o del vento Bora (un vento che soffia in direzione di Cipro).
Si, è vero che questo blog lo leggete in 4 e che tra l'altro siete tutti amici miei ( -.-) ma ho voluto puntualizzare casomai un domani dovesse passare un esperto d'arte che vorrà castigarmi per aver scritto "una ninfa". XD

sabato 14 aprile 2012

Frieda Kahlo e il Vin Santo

Di ritrovarmi una sera a sfogliare un libro con su illustrati i dipinti di Frieda Kahlo bevendo tequila, sinceramente, non me lo auguro.
Eppure, così a bruciapelo viene istantaneo pensare che l'arte di una donna così forte e dall'autoironia pungente, così legata alla sua terra natia si leghi perfettamente a un distillato forte, penetrante e persistente come la tequila.
In realtà, osservando per qualche minuto ognuno dei suoi dipinti è possibile scorgere qualcos'altro aldilà di quel mono-sopracciglio un pò corrugato, spesso accompagnato da un broncio autorevole. Frieda non ebbe una vita facile, oltre ad esser nata con problemi di salute (spina bifida), fu anche vittima di un incidente in autobus all'età di 17 anni. Questo triste episodio oltre ad avere un impatto significativo sulla sua salute lo ebbe anche nella sua vita sentimentale: mentre lei rimase costretta nel suo letto a baldacchino, il suo amore giovanile, Alejandro, lasciò il Messico per studiare in Europa e fu così che lei si accompagnò per il resto della sua vita a quel ciccione donnaiolo di Diego Riviera (che fu un ottimo pittore, ma un pessimo marito).
Molti conoscono questa storia, come molti conoscono i suoi famosi autoritratti che sembrano comunicare una fiera superiorità a tutta questa enorme sfiga.


"Cosa pensi, che sia un bastone e un paio di corna
a farmi deprimere e a farmi smettere di dipingere? Credi che io mi senta brutta solo perchè in Messico ai primi del '900 non è stata ancora diffusa la ceretta per baffi e sopracciglia? Ma vedi d'annattene, che io sto meglio di tutti, c'ho pure un esercito di scimmie personale, tiè!"

Non so cosa suggerisce a voi, ma io ho sempre voluto sentirmi dire questo dai suoi autoritratti. In queste immagini, che conosco e ammiro sin da quando ero bambina (e collezionavo i fascicoli di artista junior), negli anni ho trovato un modello: una signora che mi ha insegnato ad
apprezzare me stessa con i miei pregi e con i miei difetti e che mi ha dimostrato che non ci sono ostacoli impossibili da superare.

Eppure...

Eppure per quanto tu voglia mitizzare qualcuno, man mano che ne approfondisci la conoscenza scopri cose che si allontanano dall'idea che inizialmente ti sei fatto. Ecco che Frieda smette di evidenziare la sua forza e il suo carattere per confidarsi e mostrare ciò che intimamente prova.
Tristezza,
dolore,
nostalgia,
forse anche un pò di solitudine.

Ma sia chiaro, il suo non è un dolore che suscita compassione, non si prova pietà.
Frieda è come quell'amica che fa sempre battute, è sempre pronta a bere, ridere e cantare in compagnia, per poi rimandare le sue riflessioni e le sue lacrime non appena sarà di nuovo sola. Quando Frieda, inaspettatamente, confessa ciò che sente si prova solo tanto amore, tanta vicinanza e tanta comprensione.

Quando sfoglio un libro con le opere di Frieda mi viene una gran voglia di bere del Vin Santo. Perché è forte ed è dolce. Certe volte neanche mi soffermo troppo ad individuarne tutti i profumi, avvicino il naso al bicchiere giusto il tempo per avvertire la sensazione forte dell'alcol, presente in dosi massicce, per poi prendere un sorso e venir sorpresa dalla dolcezza. Come succede con Frieda.
Se una sera vi vien voglia di abbinare le opere di Frieda al Vin Santo, ce n'è uno in particolare che mi piacerebbe consigliare: Vin Santo del Chianti Classico DOC Occhio di Pernice, prodotto da Melini.
E' un vino molto alcolico (18,5%), ottenuto da Sangiovese (52%) e Canaiolo (48%) che mi è piaciuto moltissimo per la sensazione tattile che si avverte all'interno della bocca: dopo una breve ma intensa pungenza iniziale, la lingua viene avvolta da una leggera patina glicerica, morbida, che aiuta a diffondere tutto il liquido all'interno del cavo orale. In questo modo si riesce a percepire, insieme alla tipica dolcezza del Vin Santo, una lieve ma significativa nota acidula, che rende tutto più fresco ed interessante.
Così come in bocca, anche al naso scopriamo due aspetti contrapposti: la "botta" alcolica iniziale che, una volta svanita, introduce profumi dolci di frutta candita e frutta secca.
Infine, il colore ricorda lievemente quello dell'incarnato dell'artista nei suoi dipinti (perchè in foto si riscontra invece un colorito decisamente più scuro, più da Pedro Ximénez)!
Trovo che questo sia il vino perfetto per essere abbinato all'opera di Frieda Kahlo dal momento che in quasi tutte le fasi della degustazione presenta dei duplici aspetti, stridenti e contraddittori tra loro, che mi fanno pensare ad una persona complessa ma completa.