L’abbinamento che propongo oggi è per lo più di
natura concettuale: il minimo comun denominatore tra un Sauvignon prodotto in
Nuova Zelanda e le opere di Adrian Paci è, infatti, il tema dell’emigrazione.
La Nuova Zelanda, appunto, è al giorno d’oggi per
molti giovani italiani una sorta di “Nuova America” dove cercar fortuna. Dal
momento che anche io sono una giovane italiana, penso spesso all’ipotesi di
costruire la mia vita altrove, ed è per questo che quando mi sono
scontrata per la prima volta con i lavori di Adrian Paci (che si pronuncia Patzi), mi è sembrato di provare un forte senso di empatia…
Centro di
permanenza temporanea, 2007
Back home, 2001 |
Quasi tutto il lavoro di Adrian Paci è appunto
incentrato sul tema dell’emigrazione, della casa (in particolare la mancanza
della propria casa), del viaggio, l’abbandono del luogo al quale si sente di
appartenere, che sembra essere l’unica scelta per garantirsi un futuro
dignitoso.
Paci ha vissuto questa situazione nel ’97 abbandonando l’Albania a causa della
crisi e stabilendosi a Milano con tutta la sua famiglia, dove aveva già
soggiornato cinque anni prima per frequentare il corso di “Arte e Liturgia”
dell’Istituto Beato Angelico grazie ad una borsa di studio.
Nonostante il regime comunista nel
quale l'artista è cresciuto e la formazione di tipo
prevalentemente figurativo e di contenuto propagandistico ricevuta, il linguaggio
artistico di Paci si è rapidamente ampliato, sperimentando differenti mezzi come video,
performance, sculture e particolari “tableaux vivants” in cui famiglie di
stranieri in Italia vengono fotografati davanti alle immagini delle proprie case, nei loro paesi d'origine.
Home to go, 2001 |
Cloudy Bay - Sauvignon Blanc 2013 |
Un
bicchiere di questo vino è effettivamente capace di richiamare suggestioni
legate al viaggio e alla scoperta: il liquido, che si presenta di un chiarissimo
giallo paglierino cristallino e consistente, non appena viene liberato dalla
bottiglia, emana profumi di un’intensità tanto coinvolgente da ricordare la
sensazione che si prova non appena si giunge in un nuovo Paese, e ci si rende
conto che l’aria e gli odori sono diversi da quelli che si respirano a casa.
Cloudy Bay - Sauvignon Blanc 2013 |
La scia
fortissima di frutta gialla tra cui la pesca e la papaya predominano,
accompagnata da profumi che ricordano il kiwi e il mandarino (i quali
anticipano la leggera e piacevole asprezza che si rivela all’assaggio), sembra
riportare alla mente l’abbondanza che si spera di trovare altrove, in posti più
ricchi di risorse. Note di giglio, fiori di cera e di tiglio e camomilla suggeriscono
l’idea di “floridità” e serenità che spesso si nutre nei confronti delle possibilità
offerte dall’estero.
L’insieme
dei profumi si chiude con note gessose e di iodio che ricordano il mare,
elemento che ritorna anche all’assaggio, momento in cui ci si rende conto di
quanto la salinità sia quasi prepotente in questo vino. E’ difficile non pensare
al mare quando si parla di migrazioni, così come è difficile non ritrovarlo in
un vino prodotto su un’isola il cui terreno alluvionale e ciottoloso gli
conferisce una mineralità tanto potente.
Klodi, 2005 (video) |
Trovo
che l’accentuata freschezza di questo vino, acidulo al punto da risultare quasi
pungente, si contrapponga in modo piuttosto equilibrato alla malinconia che
Paci esprime quasi teneramente quando, attraverso le sue opere, racconta le
storie dolorose di chi, con enorme coraggio, ha abbandonato ciò che gli
era più caro per ricominciare tutto daccapo in un nuovo mondo, il più delle
volte ostile e diffidente.
Coerentemente
a quanto detto sopra, il vino è decisamente secco. Difficilmente si potrebbe
accompagnare l’opera di Paci a un vino con residuo zuccherino, a meno che non
si voglia cercare un prodotto specificatamente dedicato alle opere in cui
l’adorabile figlioletta dell’artista racconta delle favole popolari.
Credo
che anche la buona persistenza del vino si avvicini molto a quelle che possono
essere le sensazioni provate dai soggetti e dal pubblico delle opere di Adrian
Paci, ma forse questo particolare aspetto è il più soggettivo fra quelli
esposti fino ad ora, visto che, personalmente, dalla prima volta in cui
ho scoperto i suoi lavori per caso non sono più riuscita a dimenticarli. Mi ha
colpita tanto al punto da inserirlo immediatamente tra i miei artisti
preferiti.
Se sono riuscita ad incuriosirvi riguardo questo magnifico, magnifico, magnifico artista sono ben contenta di linkarvi un video documentario molto approfondito grazie al quale conoscere meglio il suo lavoro e la sua storia.
E se vorrete seguire il mio suggerimento di accompagnare queste opere a un bicchiere di Sauvignon neozelandese, sappiate che lo troverete abbastanza facilmente in qualsiasi enoteca ben fornita, dal momento che si tratta di un vino molto famoso e apprezzato in tutto il mondo.
Bon voyage!
molto interessante la tua attività Francesca. I miei contatti li trovi su www.romewithsuzy.net e su tutti i link. Hai progetti in corso? Suzanne
RispondiEliminaCiao Suzanne!
RispondiEliminaAl momento ho in progetto parecchi nuovi articoli e abbinamenti, giusto il tempo di trascriverli e poi saranno tutti qui. Ci sono anche nuove idee su cui sto lavorando, ma sono una sorpresa! ;D
Grazie per il tuo commento, ho già visitato il tuo sito e mi è piaciuto moltissimo!