venerdì 23 agosto 2013

Asprezza spigolosa - Kirchner e l'Asprinio d'Aversa

E.L. Kirchner, Cinque donne per la strada, 1913, Museo Ludwig, Colonia
Ci ho messo una vita a decidere se pubblicare o meno questo post.

Ho preso appunti e scritto bozze che mesi fa ho accantonato da una parte convincendomi del fatto che è impossibile anche solo pensare di abbinare un'opera dell'espressionismo tedesco più crudo e deprimente con un vino così ben capace di rappresentare gli aspetti più caldi e piacevoli del mediterraneo.


Si tratta senz'altro di un accostamento stridente, come del resto ritengo sia il vino di cui scrivo oggi: l'Asprinio d'Aversa prodotto dai Martusciello di Grotta del Sole.





Anche in questa occasione, vi beccate una foto presa dal sito dell'azienda dal momento che ogni volta che mi capita di assaggiare qualcosa  dimentico puntualmente di fotografare bottiglia e bicchiere.


Si tratta di un vino semplice, tuttavia io l'ho trovato per niente banale grazie al contrasto tra profumi intensi e caldi per un vino tanto fresco e secco. Prodotto con il 100% di asprinio, coltivato mediante la tradizionale alberata aversana introdotta dagli etruschi, è un vitigno che affonda le radici in un terreno alluvionale e di origine vulcanica. E' un vino leggero (11,5-12%), molto interessante e il prezzo di una bottiglia si aggira intorno ai 7 euro.


Al bicchiere si presenta come un liquido cristallino e di un giallo paglierino molto pallido vivacizzato da riflessi verdolini. Pare di avere fra le mani la lente capace di deformare e di tingere di colori acidi le figure scelte da Kirchner per realizzare la sua idea della miseria umana.



Il bagaglio olfattivo del vino, piacevolmente variegato, si compone principalmente dei profumi citrini di ogni possibile tipo d'agrume immaginabile: mandarino, lime, cedro e pompelmo su tutti affiancati da altra frutta acida come kiwi e mela verde si legano in modo originale a sentori floreali di biancospino e note verdi che ricordano il timo limoncino.


L'assaggio è pungente. Dopo aver inalato profumi tendenzialmente dolci, inondare le papille da tanta acidità è un po' come ricevere uno schiaffone del tutto inaspettato, nonostante il nome stampato sull'etichetta, che mitiga sicuramente l'effetto sorpresa che un esame organolettico a bottiglia coperta potrebbe suscitare. Ho trovato la freschezza peculiare di questo vino gradevolmente bilanciata da una giusta morbidezza e sapidità e l'insieme di queste caratteristiche così ben legate rendono la degustazione davvero piacevole.
Contrariamente a quanto il titolo poteva lasciar credere, gli spigoli a cui questo accenna non si riferiscono quindi ai polialcoli presenti nel vino, bensì a quelli visibili nelle opere di Ernst Ludwig Kirchner.
E.L. Kirchner, Nollendorf Platz, 1912, Stiftung Stadtmuseum Berlin, Berlin
Principale esponente della formazione artistica Die Brücke, contribuisce allo sviluppo di uno stile pittorico duro e violento, capace di creare una realtà materica e consistente partendo dal nulla della tela in perfetta linea con il proposito primario dell'espressionismo tedesco di cercare un linguaggio capace di indagare la genesi dell'atto artistico al di là di ogni significato razionale. Da qui deriva il distacco dalle forme e dai colori verosimili determinato da fattori soggettivi che rendono l'opera "comunicazione da uomo a uomo" (Argan, 1970).


"La poetica espressionista, che rimane pur sempre fondamentalmente idealistica, è la prima poetica del brutto: ma il brutto non è altro che un bello caduto e degradato." (Argan, 1970).



Dunque forse le opere di Kirchner sono da definirsi amare, piuttosto che aspre. Ma è passato molto tempo da quando queste sono state realizzate e, come ben possiamo immaginare, la presenza delle opere nel mondo nell'intervallo di tempo tra la conclusione di esse per mano dell'artista e il momento in cui giungono a noi, fa si che queste si carichino di molti più significati e, nel nostro caso, sapori.

Basterebbe porsi una domanda fin troppo banale: che riflessioni suscita in me l'osservazione di questi dipinti? Oppure chiedersi: quanto è cambiato il mondo che Kirchner ha immortalato?
E la risposta ci coglie con la stessa immediatezza con cui il primo assaggio di Asprinio ci aveva dato uno schiaffo in faccia e pugnalato la lingua.
Guardare oggi la civiltà tedesca delle tele di Kirchner (risalente al primo '900) significa riconoscere che non abbiamo fatto tanti passi avanti e riflettere bene su quanto poco sia equa e giusta la società che abbiamo costruito ad oggi, nonostante numerose occasioni di conflitto mondiale avrebbero dovuto spingere la collettività a correggersi.

Non si può che avvertire asprezza, alla luce di un fallimento così drammatico e  le figure dipinte da Kirchner possono risultare deformi, ma la trasparenza delle sue tele sulla società è più verosimile e concreta della realtà che i nostri occhi sanno percepire.


uno dei miei preferiti

3 commenti:

  1. Interessante, ben scritto, molto tecnico e professionale ma sufficientemente abbordabile!
    Bel lavoro, continua così e regalaci più post che sennò non sappiamo a cosa pensare mentre degustiamo vini! :D

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